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Il vento dautunno ha rovinato la mia capanna

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L’ottavo mese, in pieno autunno,
urla furioso il vento,
che dal tetto della mia capanna
tre strati di paglia ha sollevato.

La paglia vola attraverso il fiume
e si sparpaglia sull’altra riva,
in alto s’impiglia sulla punta degli alberi,
in basso svolazza vertiginosa
nelle pozzanghere.

I ragazzi a sud del villaggio
si prendono gioco di me,
perché vecchio e debole,
giungono addirittura a rubare
sotto i miei occhi.

Riempiono senza scrupoli le braccia di paglia
penetrando nel bosco di bambù,
le alte grida m’asciugano le labbra
e la bocca, ma non servono,
torno a casa appoggiato al bastone e sospiro.

D’un tratto il vento cessa
e le nere nubi s’addensano,
il cielo d’autunno si oscura
come al crepuscolo.

La coltre imbottita, dopo anni d’uso,
è gelida come il ferro,
i bambini amorosi,
scalciando nel sonno agitato,
ne hanno lacerato la fodera.

Nel letto con l’acqua trapelata dal tetto
non si trova un posto asciutto,
la pioggia fitta e sottile cade ininterrotta.

Da quando scoppiò la rivolta,
di sonno io sono carente,
bagnato fradicio,
come potrò sopportare una notte così lunga...

Se ci fossero milioni di vani immensi,
i poveri letterati di tutto il mondo
vi troverebbero felici un ricovero,
protetto dal vento e dalla pioggia,
sicuro come una montagna.

Ahimè!
Quando mai potranno apparire all’improvviso
davanti ai miei occhi queste dimore...

Allora, se solo la mia capanna fosse abbattuta
e io solo fossi dal gelo ucciso,
morirei contento!

 

 Loredana Savelli - 28/09/2010 15:27:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Questo è uno dei casi in cui non saprei risalire alla fonte. Ho reperito il testo su Internet, navigando per vie tutte personali e che non saprei neanche ricostruire.
Mi dispaice.

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